Villa Branciforti Butera o Palazzo Butera
Villa Branciforti Butera, voluta da Giuseppe Branciforti, principe di Leonforte e Pietraperzia e conte di Raccuglia, in realtà nasce come architettura ibrida dall’incontro tra il tema della villa con quello della residenza fortificata.Il principe Giuseppe Branciforti nel 1653 acquista delle terre nel loco della Bacaria in cui è presente una masseria con torre. In questo luogo, nel 1658 fa edificare la sua villa, questa data verrà riportata sia in una delle due torri della villa (quella occidentale, ancora esistente) che sulla sua facciata orientale. La residenza, in scala ridotta, riproduceva lo schema di una cittadella fortificata. Al centro della proprietà, perimetrato dai corpi bassi destinati alla servitù e che costituivano un camminamento di ronda, era stato realizzato il “palazzo residenziale” che si affacciava su due cortili ad est e ad ovest. Una merlatura, come se si trattasse di un castello, correva lungo la linea dei corpi bassi, delle torri e in parte lungo il palazzo residenziale. L’ingresso principale originariamente si trovava ad Ovest, orientato verso la città di Palermo. La facciata molto austera è caratterizata da un severo scalone ad una rampa che conduce al portale d’ingresso del piano nobile. Sopra lo stipite del portale è collocata una epigrafe: “Al mio re nel servir qual’aspre e dure/fatiche non durai costante e forte?/ e sempre immerso in importanti cure/ delle stelle soffrii la varia sorte,/fra le campagne alfin, solinghe e scure/sovente miro la mia propria morte/ mentre vedovo genitor per fato rio/qui intanto piango e dico: O corte a dio”. I versi sono ripresi dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso ed esprime il dolore del principe per la scomparsa prematura del figlio e la delusione politica per il mancato accesso al titolo nobiliare di “principe di Butera” e all’eredità paterna. Il versante orientale presenta una facciata più decorata con uno scalone a doppia rampa che conduce al piano nobile mediante un portale. Sullo stipite del portale d’ingresso è collocata una iscrizione in spagnolo che riporta fedelmente un passo della Galatea di Cervantes: YA LA ESPERANZA ES PERDIDA/Y UN SOLO BIEN ME CONSUELA/ QUE IL TIEMPO, QUE PASSA, Y BUELA/LLEVERA’ PRESTO LA VIDA/1658. Sopra questa iscrizione un’altra lapide ricorda i titoli del principe Giuseppe Branciforti il cui busto è ancora oggi collocato nella sommità della facciata, sotto le balaustre. Giuseppe Branciforti, cosi come ricorda la lapide, è
principe di Leonforte e Pietraperzia, conte di Raccuglia e barone di Tavi, cavaliere insigne dell’ordine del Vello d’Oro. La Villa ha subito diverse modifiche strutturali, in particolare nel 1768 per volontà di Salvatore Branciforti, principe di Butera, il quale, in seguito all’apertura dei due assi viari principali, fa ampliare il corpo a Nord del complesso, creando un nuovo prospetto più palaziale che dà proprio su corso Butera. Da quel momento la villa, cambiando anche il suo ingresso principale, assumerà sempre di più l’aspetto di un palazzo di città. Nel 1797, Ercole Michele Branciforti Pignatelli, figlio di Salvatore Branciforti, fece costruire a sud della villa la Certosa, un padiglione neoclassico che accoglieva un bizzarro museo delle cere. La Certosa è sede
del Museo del Giocattolo e delle Cere di Pietro Piraino Papoff. Oggi si accede alla villa da corso Butera, dall’ingresso nord; il bene è pubblico e aperto alla fruizione. Si possono visitare sicuramente le due corti, ma soprattutto gli interni del piano nobile e il maestoso salone delle feste con i suoi affreschi, un tripudio di colori che immortalano l’apoteosi di Ercole.